Letture 2016 | |
Speculum / l' altra donna |
Luce Irigaray SPECULUM L’altra donna
La sessualità femminile è rimasta il ‘continente nero” della psicoanalisi. Questa, infatti, non poteva che disconoscere l’altro, la donna, che si espande oltre il quadro del suo campo teorico, in quanto la scienza del soggetto” che vi si definisce non ha mai interrogato la propria dipendenza da imperativi logici maschili. Bisognava dunque ripercorrere i testi in cui tale logica dell’uno, del medesimo, si ordina in sistema. Rileggere e reinterpretare Platone, per ricostruire come in esso si determinano le metafore che da allora in poi avrebbero veicolato il significato. Seguire gli sviluppi della storia, della teoria, e rilevare dove e come l’altro – donna - si trova esclusa dalla produzione del discorso, assicurandone con la sua silenziosa plasticità il suolo, il rilancio e il limite. E quanto si è proposta Luce Irigaray con Speculum, volume in cui della donna e della sua sessualità si parla senza definirla, senza concluderla, contro tutte le pratiche e ideologie che dagli inizi del pensiero occidentale hanno ridotto il suo corpo al silenzio, all’uniformità, alla soggezione. Il libro si compone di tre parti. La prima è una lettura della conferenza freudiana sulla femminilità. Lettura ironica, drammatica, attualizzante. Per accostamenti, commenti, questioni e aggiunte, il testo preso in esame viene macerato (sfatto) e dà cosi avvio al discorso di Luce Irigaray. Con gli strumenti teorici da Freud elaborati, l’autricé interroga e parla da un luogo, l’essere donna, che Freud ha tentato di esorcizzare. È come se i suoi esorcismi l’avessero segnalato. Su questa base procede una lettura di testi filosofici, da Platone a Hegel - è qui incluso anche un capitolo sulla letteratura mistica —, significativi di quel logocentrismo che esclude da sé l’essere donna. La terza parte è una lettura del mito della caverna quale metafora (impossibile) della matrice. La filosofia occidentale è come ripassata, in modo più sistematico, a partire da uno dei suoi miti costitutivi: ma nel luogo in cui si pone colei che fa il ripasso s’intesse una tematica che irrevocabilmente straccia le sequenze note della storia filosofica.
Scrive Luce Irigaray: La/una donna mai si ri(n)chiude in un volume...
Luce Irigaray è nata a Blaton, in Belgio. Vive e lavora a Parigi, è psicoanalista, Ha fatto studi di filosofia a Lovanio, di psicologia a Parigi, dove si è svolta anche la sua analisi didattica. Fa parte dell’Ecole freudienne di Parigi. Dal 1969 è insegnante all’Università di Vincennes, nel Dipartimento di psicoanalisi, e circa alla stessa data inizia il lavoro di preparazione di Speculum, Dopo la pubblicazione del libro, nel 1974, non le è stato rinnovato l’incarico di insegnamento: il libro ha infatti provocato reazioni polemiche sia all’Ecole freudienne, sia al Dipartimento di psicoanalisi in cui l’Ecole ha una presenza dominante. A Luce Irigaray è stata rimproverata una mancanza di’ etica” e cioè — come spiega la rivista “Ornicar” — “la mancata fedeltà a un solo discorso.” In precedenza L. Irigaray ha pubblicato un saggio di linguistica applicata su Le langage des dément (Mouton) e numerosi articoli, riguardanti principalmente la sessualità delle donne, su varie riviste: “Cahiers pour l’analyse,” “Tel Quel,” “Langages,” “Les cahiers du Gruf,” ‘Critique,” ecc.
In prima di copertina: Nilde Carabba, mareonda, 1975.
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